Indulto: Silvia Baraldini

“Il Dipartimento di Giustizia statunitense, per ora non fa commenti, ma si ripromette comunque di discutere la questione con le autorità italiane.

La liberazione della Baraldini ha subito scatenato reazioni polemiche nel centrodestra. Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, ha accolto negativamente la notizia. “Quando arrivò in Italia – ricorda – Silvia Baraldini trovò un ministro della Giustizia della Repubblica italiana che la passò a prendere all’aeroporto con i fiori in mano. Oggi uscendo dal carcere, probabilmente non ha trovato nessun ministro ad attenderla e la notizia della sua scarcerazione è stata diffusa solo a cose fatte. Vogliono far dimenticare che con gli effetti dell’indulto si stanno rimettendo in libertà il peggio della criminalità, del terrorismo e del paraterrorismo”.”repubblica.it

“Attivista comunista, Silvia Baraldini ha operato negli anni ’60, ’70 e ’80 negli Stati Uniti come membro di un partito eversivo (Black Panther Party), che combatteva per i diritti civili dei neri.
Fu condannata nel 1983 a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Usa per concorso in evasione, associazione sovversiva, due tentate rapine e ingiuria al tribunale. Attivista comunista, negli anni ’60, ’70 e ’80 militava negli Stati Uniti nel Black Panther Party, movimento eversivo che combatteva per i diritti civili dei neri. Nel 1983 fu condannata a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Stati Uniti.
Le accuse erano di concorso in evasione, associazione sovversiva, due tentate rapine e ingiuria al tribunale. Dopo una dura battaglia del governo italiano nei confronti degli Usa, nel 1999 era stata estradata in Italia.
Era quasi mezzogiorno, il 25 agosto del ’99, quando all’aeroporto di Ciampino atterrò il Falcon che la riportava in Italia.
Ad attenderla, quella mattina di fine estate, l’anziana madre Dolores e l’allora ministro della Giustizia Oliviero Diliberto, che aveva messo la sua firma sotto l’accordo con gli Usa che consentiva il rientro della detenuta. A patto che avrebbe continuato a scontare la sua pena, fino al 2008, in un carcere italiano.
E quella mattina la destinazione della Baraldini era stato il carcere romano di Rebibbia. Dove è rimasta fino a quando, nel settembre 2000, il peggioramento delle sue condizioni di salute (un nuovo tumore, operato) non ne rese necessario il trasferimento al policlinico Gemelli.
Poi il 21 aprile del 2001 la decisione del tribunale di sorveglianza di concederle gli arresti domiciliari mise fine ad una vicenda che si trascinava da quasi 20 anni.
Ora è arrivata anche la libertà”panorama.it

Effettivamente e’ una vicenda complessa, ma comunque devo ammettere che mi sento, a malincuore, piu’ vicino a ‘Gnazio.

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