La British Library scomunica questo DRM

Le tecnologie anticopia abusano del diritto d’autore perché non prevedono scadenze e bloccano operazioni garantite dalla legge. La Biblioteca centrale britannica: in gioco c’è la creatività, l’innovazione e la memoria delle genti

Le uscite di Brindley non arrivano per caso: la Biblioteca britannica si è fatta esplicitamente portavoce di preoccupazioni condivise in molti paesi e a molti livelli proponendo la sua autorevolezza indiscussa come faro per pervenire ad un cambiamento sostanziale nell’uso e nella concezione del DRM. Ha infatti appena pubblicato il suo IP Manifesto, un documento “rivoluzionario” sulla proprietà intellettuale (IP). Che ieri è stato presentato alla convention del Labour, il partito del premier inglese Tony Blair, in un evento a cui hanno partecipato tra gli altri esponenti dell’industria musicale, leader tecnologici come Google e Microsoft, i consumatori ed esperti di diritto. Per dirla ancora con Brindley: “L’attuale battaglia sulla proprietà intellettuale minaccia l’innovazione, la ricerca e la nostra eredità digitale”. “Ad esempio – sottolinea – oggi la legge non consente di copiare suoni o film per la conservazione. Se si toglie alle biblioteche o agli archivi il diritto di fare copie, il Regno Unito rischia di perdere buona parte della propria cultura registrata”.

Pochi e chiari i punti chiave del Manifesto (disponibile qui in PDF):
– Le attuali eccezioni e limitazioni previste dalle leggi sul diritto d’autore devono essere estese affinché comprendano senza ambiguità anche il mondo digitale;
– Le licenze che forniscono accesso ai materiali digitali non possono cancellare eccezioni e limitazioni da sempre invalse come il fair dealing (ovvero la copia non autorizzata a fini di studio, ricerca, critica o segnalazione senza scopi commerciali);
– Il diritto di copiare materiali a fini di conservazione, un dovere essenziale per tutte le biblioteche centrali, dovrebbe essere esteso a tutte le opere protette da diritto d’autore;
– La durata del diritto d’autore per le registrazioni audio non dovrebbe essere estesa senza una prova empirica dei benefici che ciò comporta e senza la dovuta considerazione delle esigenze della società nel suo complesso;
– Adottare il modello americano per gli orphan works, ossia le opere di cui è impossibile individuare l’autore, consentendone dunque la riproduzione a fini non commerciali;
– La durata del diritto d’autore per opere non pubblicate dovrebbe essere posta in linea con altre già previste (ad esempio: 70 anni dopo la morte).” punto-informatico.it

Sostanzialmente credo sia poco sensato cercare di applicare leggi e concetti sul diritto d’autore, per lo piu’ risalenti a piu’ di 50 anni fa, alle tecnologie degli ultimi anni. Un esempio e’ la tragicomica legge Urbani, tanto e’ che anche Roberto Maroni, ex ministro italiano, ed esponente di spicco della Lega Nord, ha ammesso “Scarico illegalmente musica da Internet. Mi autodenuncio, così il caso finisce finalmente in Parlamento“.

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