Au revoir Philippe!


E’ morto Philippe Noiret, monumento del cinema d’autore. Aveva 76 anni, ed era malato da tempo. In mezzo secolo di carriera, oltre 130 film, quasi tutti di grandi registi. In Francia come in Italia. Il cordoglio di Monicelli, che lo diresse in “Amici miei” e “Speriamo che sia femmina”: “Un attore di qualità, di una razza in via d’estinzione
PARIGI – E’ morto oggi (23 Novembre 2006), dopo una lunga malattia, il grande attore francese Philippe Noiret. Lo ha annunciato il suo agente. Aveva 76 anni. Fra i tanti ruoli della sua lunga carriera (130 film in cinquant’anni), all’insegna della grande qualità, al pubblico italiano sono particolarmente cari quelli del proiezionista di Nuovo Cinema Paradiso, regia di Giuseppe Tornatore, e di Pablo Neruda nel Postino di Massimo Troisi.
Nato a Lille in Francia il primo Ottobre 1930, Noiret studia ecitazione con Roger Blin, quindi entra al Théatre National Populaire (TNP) di Jean Vilar, dove lavora per una decina d’anni, coltivando parallelamente il cabaret assieme a Jean-Pierre Darras.
Il suo esordio al cinema – nel 1956, in La pointe courte di Agnes Varda – ha un sapore del tutto occasionale; ma trascorsi altri cinque anni, la sua figura comincia ad apparire con frequenza via via crescente sugli schermi del cinema francese, seppure ancora in ruoli secondari. Nel 1960 è lo zio di Zazie in Zazie nel metrò di L. Malle, nel 1961 recita in Tutto l’oro del mondo di René Clair, nel 1965 è in Parigi brucia? di
Clément (per citare i nomi più noti).
Nel 1969 è accanto a Michel Piccoli in Topaz di Alfred Hitchcock. Ma la vera popolarità arriva negli anni 1970, quando interpreta uno dei quattro amici che vogliono suicidarsi a furia di cibo e sesso in La grande abbuffata di Marco Ferreri (1973), con il quale gira l’anno seguente Non toccare la donna bianca. Sempre nel 1974, sostiene con successo il ruolo drammatico offertogli da Bertrand Tavernier in L’orologiaio di Saint-Paul, riconfermando le sue capacità interpretative l’anno successivo nel Giudice e l’assassino e Che la festa cominci, ancora di Tavernier.
A partire dal 1975, quando recita in Amici miei di Mario Monicelli, la sua carriera si divide tra la Francia e l’Italia. Nel nostro Pese, infatti, nell’arco di tre lustri interpreta diversi film d’autore, a partire dal Deserto dei tartari di Valerio Zurlini (1976) per arrivare a Dimenticare Palermo di Francesco Rosi (1990), passando per I tre fratelli di Rosi (1981), Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli (1986), La famiglia di Ettore Scola (1987) e Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore (1988).
In patria continua la collaborazione con Tavernier in Colpo di spugna (1981) e La vita e niente altro (1989). E anche dagli anni Novanta in poi la sua carriera continua a non conoscere sosta, sia in patria che all’estero. Sul piccolo e sul grande schermo.
Ma basta già questo lungo elenco di film per comprendere la portata del suo contributo al cinema. Che adesso, con la sua morte, è in lutto. Tra i commenti più toccanti quello del novantunenne Mario Monicelli: “Era una razza d’attore in via di estinzione, che purtroppo sta scomparendo in tutto il mondo – dice il regista – di grande qualità, che veniva dalla vecchia scuola e dal teatro. Ed è stato anche un grande amico dell’Italia. In tanti film italiani interpretò i nostri personaggi con grande disinvoltura e verità”.
Monicelli ricorda di aver avuto con Noiret “rapporti non solo di lavoro: eravamo amici. Ancora mi ricordo quando lo chiami per Amici miei per fargli interpretare un caporedattore della ‘Nazione’, un toscanaccio che lui riuscì a rendere credibile”.” repubblica.it

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