Gli ultras guardano al rugby. Nuova frontiera per teppisti e criminali?

Il rugby è sempre stata un’isola felice, in Italia e all’estero. Nonostante gli hooligans, gli ultras, le violenze fuori e dentro gli stadi europei, quando si tratta di palla ovale tutto scompare. Bastava essere davanti al Flaminio il 10 febbraio, per Italia-Inghilterra, per vedere famiglie con bambini, adulti che ridevano e scherzavano, italiani e inglesi mescolati e uniti dalla passione per lo sport. Ma, anche sul prato più bello, c’è sempre qualcuno che vuole cagarci.

Ebbene, durante le indagini della Polizia riguardo alla morte di Gabriele Sandri, il tifoso laziale, e le violenze esplose successivamente a Roma e in altre città sono uscite verità sconvolgenti.
Tralascio, perché non è questo il blog adatto, i rapporti tra lo stesso Sandri e i suoi amici e le frange più estreme del tifo laziale, così come sulle fedine penali degli stessi; evito commenti sulle violenze e sugli slogan a dir poco criminali e infami di certi pseudotifosi e anche, purtroppo, su come una certa stampa italiana abbia cercato di nascondere queste verità negli ultimi mesi.
Purtroppo, però, devo concentrarmi su una intercettazione telefonica e su un evento ben preciso. Il 13 ottobre 2007, cioé un mese prima della morte di Sandri, “Er Nano” (cioé Francesco Ceci, leader ultrà della Lazio) s’informa sull’arrivo dei tifosi del Livorno Rugby, impegnati in una partita a Roma. “Mò fomento un po’ de gente. Famme sapè l’orario” sono le parole testuali de “Er Nano”.
Ma è quello che succede proprio il 10 febbraio di quest’anno davanti al Flaminio a spaventare di più. Fuori dallo stadio, la polizia ferma Simone De Castro, cugino di Gabriele Sandri. E’ un diffidato. Ed è assieme a un altro diffidato, Ruggero Isca. Scatenano una rissa con la Polizia e il gruppo (di chierichetti???) che è con loro scappa. Cosa ci facevano due conosciuti teppisti fuori dallo Stadio Flaminio, luogo cui è loro vietato l’accesso? Cosa stavano progettando?
Il mondo della palla ovale deve tenere le antenne tesissime. La cultura dello sport e dell’amicizia sono nel dna dei rugbisti, ma sono lontani anni luce da certi personaggi. Personaggi che oggi, e le prove parlano chiaro, hanno deciso che bisogna “sporcare anche il rugby“. Questi personaggi non si muovono mai da soli, né lo fanno “tanto per fare”. Chi c’è dietro al Nano e agli altri? Chi vuole sporcare il rugby? Federazione, Lire, club e tifosi devono tenere gli occhi aperti. Perché nessuno stronzo deve posarsi sui campi di rugby.  rugby1823

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