Nine Inch Nails, tra pirateria e album a 4 dollari.


Amo questo uomo!

Il leader della celebre band inveisce contro le politiche commerciali dell’industria musicale, e anticipa il futuro della distribuzione dei suoi album: saranno scaricabili dal sito web del gruppo e costeranno il giusto

Roma – Gli utenti del P2P? Considerando il comportamento delle etichette discografiche, non è un fatto strano che rubino musica scaricandola a scrocco. “Lo faccio anch’io”, confessa franco Trent Reznor, fondatore, frontman e unico membro ufficiale dei Nine Inch Nails, che mostra il dente avvelenato verso “gli uomini del business” in una intervista all’Herald Sun australiano.

L’astio di Reznor, che ha aderito ad un messaggio dell’anno scorso in difesa della neutralità della Rete, si è inasprito di recente dopo la spiacevole scoperta fatta dall’artista durante un soggiorno in Australia. Visitando un negozio di dischi, Reznor si è stupito nello scoprire che il suo ultimo album, “Year Zero”, era stato messo in vendita al prezzo di 29 dollari. Nel corso della suddetta intervista, rilasciata alcuno giorni dopo, tra le altre cose egli ammette candidamente di scaricare brani musicali illegali dal P2P.

Reznor si dice contrariato da chi si procura la sua musica protetta dal diritto d’autore in maniera gratuita, ma non se la prende con gli utenti bensì con le etichette musicali. “Stanno facendo tutto quello che possono per far incazzare le persone e fregarle”, sostiene Reznor, che riporta un colloquio avuto con uno dei responsabili delle vendite delle sue produzioni. Alla richiesta di giustificare un prezzo più alto di 6, 7 o persino 8 dollari dei suoi CD/DVD rispetto ai prodotti concorrenti, l’artista si è sentito dire che il sovrapprezzo era provocato da una confezione più costosa.

“So bene quanto costi il package” dice ancora Reznor “ma questo costo ce lo rimetto io, non loro, mi costa 83 centesimi di dollaro in più avere un CD con i colori cangianti. Sono io a subire il taglio, non loro”. Il sovrapprezzo sarebbe inoltre giustificato dal fatto che, avendo i NIN un gran numero di fan fedeli, che acquistano qualunque cosa venga messa in vendita del gruppo, “possiamo far pagare loro di più”.

“È la cosa più offensiva che abbia mai sentito” confessa di aver risposto Reznor. “Ho radunato una audience fedele che voi credete sia giusto fregare? Ma andate aff****”. Per comportamenti del genere, sostiene, non si può che addossare la responsabilità del tracollo del mercato musicale all’industria stessa.

Industria che, per quanto riguarda Reznor, può benissimo estinguersi con l’album “Year Zero”: i piani futuri dei Nine Inch Nails prevedono la distribuzione del prossimo album attraverso il sito web della band. “Potrete scaricarlo dal mio sito al bit-rate che preferite – anticipa Reznor – pagando 4 dollari attraverso PayPal. Venite a vedere lo show e comprate una t-shirt se vi piace. Distribuirò una merce ben confezionata se poi volete possedere qualcosa di fisico. E il disco sarà disponibile il giorno stesso in cui la registrazione sarà completata, senza le attese artificiose decise dalle etichette”.

Reznor si confessa dunque pronto ad intraprendere la via solitaria e autarchica della produzione in proprio, di cui ha parlato anche David Byrne un paio di mesi or sono. Per un artista di fama mondiale non dovrebbe essere una strada impossibile da seguire, e di certo rappresenterebbe un precedente storico di notevole importanza. Le major della musica, ad ogni modo, sono avvisate: Reznor ha intravisto un futuro in cui potrebbero benissimo non esistere più, al contrario della musica e di coloro che la scrivono senza limitarsi a venderla.

Alfonso Maruccia” http://punto-informatico.it/p.aspx?id=2001207&r=PI

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