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  • Ha da venì Baffone…

    Riporto da http://www.onemoreblog.it/archives/010000.html

    Gli anziani dalle mie parti usavano dire, ai loro tempi, “a da venì
    baffone” (mi scuso per la scrittura approssimata), che voleva dire: se
    ci invadono i Sovietici (baffone sarebbe Stanil), la smetti di
    lamentarti e rompere i coglioni. Ecco, bisognerebbe che qualcuno
    ricordasse a Berlusconi questa frase, di tanto in tanto. Tipo, chessò:
    Berlusca: “Emilio (Fede), che tempo fa oggi?”
    Fede: “Piove, cadono rane dal cielo, una tempesta di pernacchie ha
    spazzato via il ponte sullo stretto e tutti i suoi sostenitori…”
    Berlusca: ” Ma che tempo di merda!”
    Fede:”A da venì baffone…”
    Ecco, se i comunisti che lui teme tanto ci fossero per davvero,
    l’avrebbero già spedito in Siberia a spaccare pietre. Magari.

    ed anche da http://www.webalice.it/antoniomontanari1/arch.2004/arch4/spec/stalin.757.html

    I «rossi» non potevano non essere fedeli a Baffone. Nel linguaggio
    popolare, la frase: «Ha da venì Baffone» suonava come promessa di un
    rinnovamento, non soltanto come minaccia verso gli avversari politici.

    La fine della guerra portò a tirare un sospiro di sollievo, si è
    soliti pensare. Ma il mondo è sempre più complesso di quello che si
    immagina o si ricorda. Dalla mattina alla sera, raccontavano i nostri
    vecchi, molti fascisti di quelli più accesi, fecero il salto del
    fosso. Cambiarono colore di camicia. Dalla nera alla rossa
    (rispolverando il povero Garibaldi nei manifesti elettorali).
    Scoprirono il comunismo, e vi si attaccarono con tutta la forza che
    avevano in corpo per sopravvivere.